questa è l’acqua…

eventi - LifeStyle
David Foster Wallace

 

Da “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace:
“Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice:-Salve, ragazzi. Com’è l’acqua?- I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa : Che cavolo è l’acqua?”

Il succo della storiella dei pesci è semplicemente che le realtà più ovvie onnipresenti e importanti sono spesso le più difficili da capire e discutere. Il brano che ho preso dal racconto del grande scrittore David Foster Wallace,  e che a scadenza fissa sento il bisogno di rileggere come la necessità di bere un bicchiere d’acqua quando si ha sete, mi ha come dire schiarito parecchio le idee. Si tratta del discorso di fine anno che fece nel 2005 per i laureandi in lettere del Kenyon College in America.
E continua…

Poniamo di essere esausti dopo una giornata pazzesca al lavoro, i figli a scuola, gli impegni di OGNI GIORNO, siamo stanchi e stressati e tornando a casa ci accorgiamo che il frigorifero è vuoto (con orrore!) dobbiamo andare al supermercato…a quell’ora c’è traffico tutti escono dal lavoro, il supermercato è pieno di gente, il supermercato è orribile con quelle luci illuminate al neon, pervaso di quelle canzoncine e musichette capaci solo di abbrutire, dobbiamo percorrere tutti i corridoi enormi, superilluminati, ovviamente ci sono i vecchi di una lentezza stratosferica, i bambini iperattivi, alla cassa una fila mostruosa, ma non te la puoi prendere con la cassiera oberata di lavoro e stressata da un lavoro noioso e insensato; alla fine paghi e metti tutto nei sacchetti di plastica sottilissima nel carrello con la ruota impazzita, ti rimetti in macchina in fila con i Suv impazziti all’ora di punta.A tutti è capitato; ma non è questo il punto; il punto è che la scelta di cosa e come pensare entra in gioco proprio nelle “boiate frustranti e di poco conto” di ogni giorno. Perché il traffico congestionato, i reparti affollati, le lunghe file alla cassa mi danno il tempo per pensare e se non decido consapevolmente a cosa pensare, sarò inc…to e giù di corda ogni volta che dovrò fare la spesa perché la mia modalità predefinita naturale dà per scontato che queste situazioni contemplino davvero esclusivamente me. “Chi sono tutti questi che mi intralciano, poi quei cafoni che parlano forte al cellulare in mezzo alla fila, certo è un’ingiustizia torno stanco morto dal lavoro muoio di fame sono stanco e non posso nemmeno andare a casa a mangiare un boccone per colpa di tutte queste stupide stramaledette persone.” Se si sceglie di pensarla così non c’è niente di male lo facciamo tutti, tutti i santi giorni, solo che pensarla così diventa talmente facile e automatico che non richiede una scelta. Pensarla così è la modalità predefinita naturale.  E’ il modo automatico e inconsapevole di affrontare le parti noiose e frustranti della mia vita quando io agisco in base alla convinzione automatica e inconsapevole che sono il centro del mondo e che sono le mie sensazioni a stabilire l’ordine di importanza delle cose. Il fatto è che in frangenti come questi si può pensare in tanti modi diversi.


 Ad esempio nel traffico con tutti i veicoli che mi intralciano non è da escludere che a bordo di un Suv ci sia qualcuno che in passato ha avuto uno spaventoso incidente e ora ha un tale terrore di guidare che lo psicanalista gli ha ordinato di farsi un’auto mastodontica per sentirsi più sicuro, oppure che nell’Hummer che mi ha appena tagliato la strada ci sia qualcuno che deve essere accompagnato all’ospedale e anzi sono io di intralcio a lui; oppure posso anche solo pensare di prendere in considerazione che anche tutti gli altri in fila alla cassa siano frustrati e stanchi quanto e persino più di me, e che molti magari possano avere una vita più difficile e sofferta della mia. Senza pensare a consigli di ordine morale, questo è un modo che ci offriamo per scegliere consapevolmente ad un’alternativa di come pensare e interpretare la realtà; spesso anzi quasi sempre saremo così stanchi da non avere la forza di darci una scelta, e di andare con il pilota automatico, nella modalità di default, ma quando ci riusciamo allora ci regaliamo quello che lui definisce la vera libertà, imparare a pensare: che implica, al contrario dell’illusione di libertà egocentrica dell’Io, attenzione per l’altro, disciplina e una grande sforzo.

E’ la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale, così nascosto in bella vista sotto gli occhi di tutti da costringerci a ricordare di continuo a noi stessi:” QUESTA E’ L’ACQUA, QUESTA E’ L’ACQUA” Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile.
Ho voluto condividerlo qui perché qui in mezzo al cioccolato e alla farina c’è un pezzetto del mio cuore, che comprende anche questo. Ho cercato di fare un sunto anche se ogni parola andrebbe letta e riletta almeno per quanto mi riguarda, perché spesso mi sembra di vedermi dal di fuori impietrita in mezzo agli altri e agli eventi innescare il pilota automatico e pensare che solo io e solo quello che penso io sia la sola unica vera verità e che tutto quello che mi circonda in quel momento stia solo lì per intralciare proprio me. Grazie grazie per sempre sarò grata a quest’uomo che così tanto ha vissuto consapevolmente da condividere la sua eccellenza con tutti.

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