E così all’ingresso ci si trova col naso all’insù, ad ammirare tanto ardire di un uomo, Oscar Farinetti, l’ideatore e l’imprenditore, che ha sognato “alto” e ha realizzato un vero e proprio tempio del bello, del gusto, del cibo etico in quanto buono; come citano le magliette di chi lavora lì dentro: “facciamo cose buone”. Ci vuole un pizzico di ‘sana follia’ per pensare ad una cosa così alta; infatti Oscar si aggira orgoglioso tra i banchi e le esposizioni a mostrare a tutti e a spiegare il suo ‘bambino’, felice come un neopapà: è energia allo stato puro. Un direttore d’orchestra appagato della sua opera compiuta.
L’impressione iniziale è quella di una luce pulita, abbagliante delle vetrate immense, del bianco ovunque, ‘colorato’ dall’esposizione dei cibi, dalle bottiglie, e dalle numerose persone che si muovono felici lì dentro. Chi vi lavora è consapevole di far parte di un progetto enorme diventato realtà e lo si legge sui loro visi e da come si muovono all’unisono, come in un balletto.
Sembra di essere nel paese dei balocchi ammirando le immense esposizioni di thè, confetture, birre, paste fresche e artigianali, vini, banchi di formaggi che solo a Parigi, e ancora il banco del pesce (pesce vero) e la mozzarella fatta lì al momento mentre la ordini. E’ la summa perfetta dei ricordi di bambini, quando si andava in campagna e lì sì che era tutto genuino, ma presentato qui al centro di Roma in una location (fatemi passare il francesismo!) da non dimenticare.
Quello che dovete mangiare per urgenza, che non potete aspettare di spacchettarlo a casa, lo potete fare nei ristorantini adiacenti i banchi di ogni settore. Meraviglioso come il tempio del pesce a Goeteborg, un luogo di culto del cibo, prodotto amato e rispettato nelle sue varie fasi, qui moltiplicato per tutti i prodotti della tavola Italiana. E anche i prezzi sono molto sostenibili.
Una nota di menzione sono le iscrizioni come tabelle appese alle pareti nei vari piani, che citano frasi antiche e moderne legate alla cultura grastronomica, perchè mangiare è prima di tutto un fatto culturale, è un tesoro che si tramanda tra le generazioni. E’ un tragitto circolare attraverso il tempo che ti riporta proprio lì da dove era partito: si torna alla terra, alla bontà delle cose, alle stagioni, allontanando per sempre gli artifici, le contaminazioni, le modificazioni genetiche.









