il med diet camp … we are what we eat

eventi - LifeStyle
Gli chef: il sardo Luigi Pomata e il tunisino Jaoudet Turki

 

We
are
what
we eat
La piramide perfetta.

Quando si vive un’esperienza intensa, come quella del Med Diet Camp*, nel momento del vissuto non si è mai perfettamente consci di quello che gli stimoli intorno a noi opereranno a lungo termine sulla nostra memoria e percezione emotiva. Né quanto porteremo con noi e applicheremo alle nostre abitudini e stili di vita. Per questo ci vogliono alcuni giorni per raccogliere le idee e far fluire senza filtri insegnamenti e racconti di ricette e ingredienti, che parlano la lingua dei popoli. Dove il condimento migliore è lo scambio umano, impagabile spezia diffusa in tutto il mondo eno-gastronomico.

Io tento di riportare qui quello che ho messo in valigia tornando a casa.

Partendo da qui. Questo è il mio manifesto.
Da tempo immemore.

Manifesto del U.S Food Administration diffuso nella Grande Guerra

E inconsapevole. Almeno fino a qualche anno fa, ancora prima che aprissi il blog!
Si tratta del poster che la U.S. Food Administration del Maine, diffuse nel 1917 durante la Grande Guerra. E sta appeso nella mia amata cucina, tanto per avere un remind, mentre volteggio con planetarie e cioccolato, immaginando di fare torte e mousse celestiali.

Quando ero bambina e mia mamma serviva la carne al mio fratellino e lui non la mangiava, ovviamente da brava spiona femmina sorella, le spifferavo “mamma mamma Gian Luca ha lasciato la mucca nel piatto!”
Già allora vedevo l’animale e non la fettina.
Già albergava in me il germoglio della consapevolezza a tavola, inconsapevolmente.
Non sono vegetariana. E non lo dico con orgoglio.

Ma, questo lavoro di foodblogger, così è stato definitivamente nobilitato da una penna importante* presente al Med Diet Camp, mi ha dato lo strumento per conoscere e approfondire ciò che per istinto sceglievo secondo un mio personale codice etico, che mi era stato tramandato come patrimonio genetico.

L’esperienza del Med Diet Camp organizzata da Città dell’Olio, è in sintesi quello che un’alunna prova di fronte ad un professore carismatico, e lo sente dar forma e consistenza a ciò che lei  ha sempre pensato dentro di sé. Allora non sono matta, le viene da dire all’alunna, anche altri la pensano come me. E se poi è un professore vuol dire che ha del fondamento il mio pensiero. Insomma evviva.

Così è stato a Cagliari: i punti del “mio” manifesto sono stati supportati e spiegati dal giornalista eno-gastronomico Carlo Cambi, autore de La Prova del Cuoco e dalla professoressa Alessandra Guigoni, antropologa dell’alimentazione.
E rappresentati dai 4 chef, che portavano i  loro paesi a tavola in uno scambio interculturale armonico, l’Italia, la Tunisia, il Libano e l’Egitto.

Questo è accaduto a Cagliari lo scorso fine settimana e la foto in apertura ne è una icona emblematica e rappresentativa. Il cibo è comunicazione, il cibo fa ridere, unisce le persone, crea ponti invisibili attraverso culture millenarie. Il cibo è cultura. E’ il primo fondamentale elemento di conoscenza, che ci accoglie in un paese nuovo (non mi piace straniero). Per questo già da giovane studentessa, nello scorso millennio, durante i viaggi-studio non mi sognavo neanche di andare a cercare gli spaghetti a Berlino o la pizza a Londra (insana abitudine degli italiani). E’ come strappare le prime pagine di un romanzo avvincente. E’ come camminare zoppi; mangiare senza sapore, senza la lingua, che trasmette il gusto dei cibi. La cosa peggiore che mi può capitare sedendomi a tavola è essere raffreddata: non senti nulla dei sapori, perchè tutto passa attraverso l’olfatto, vero Carlo? E’ abbastanza frustrante.

E infine, attraverso il cibo il neonato ri-conosce la mamma, il cibo è amore dunque.
Le cose preparate con amore sono più buone, e non è uno spot di basso profilo. E’ vero e testato. Lo diceva anche l’ultimo numero di Focus…

La dieta Mediterranea dunque come ri-scoperta di valori millenari, di abitudini che trascendono questo secolo e raccolgono tradizioni che si perdono nel tempo.

 

A destra l’esperto di cucina libanese è Georges Kik, chef e patron del “Ratatouille” di Beirut

 

Moustafa M. Elrefaey, chef e patron del Ristorante “Zooba Home Grown” al Cairo,
che ci ha introdotto nella cucina egiziana

 

 

Rinnovando i miei ringraziamenti a Città dell’Olio, agli esperti intervenuti nei workshop, a Andante con Gusto per avermi coinvolta, vi lascio queste immagini dei piatti e dei sorrisi, che sono circolati in quei giorni a Cagliari e rimarranno impressi nei nostri cuori per molto tempo.

 

Allora Buon Appetito!

 

tagliatelle fatte con la farina di fagioli (asciugati al forno per 3 ore e macinati)
Alla prossima,
Mony

*il campus formativo e informativo dedicato alla dieta Mediterranea svoltosi a Cagliari dal 27-29 settembre scorsi

Il MedDiet Camp è il primo dei cinque grandi eventi pianificati da MedDiet, progetto strategico finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma ENPI CBC Bacino del Mediterraneo 2007-2013. Con un budget complessivo pari a circa 5 milioni di euro e una durata di 30 mesi, il progetto mira a promuovere e valorizzare la Dieta Mediterranea, riconosciuta Patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco nel 2010.  Oltre all’Italia, che partecipa con Unioncamere in qualità di capofila, il Centro Servizi per le imprese della Camera di Commercio di Cagliari, il Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio e l’Associazione nazionale Città dell’Olio quali partners, il progetto coinvolge altri 5 Paesi del Mediterraneo (Egitto, Grecia, Libano, Spagna e Tunisia).


** Carlo Cambi giornalista eno-gastronomico e  autore de La Prova del Cuoco


 

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