E’ da tempo – addirittura dai tempi di Gente del Fud – che volevo parlare di questo posto incantato, appoggiato sulla costiera a picco sul mare, a Vico Equense; ma non è facile trasportare un’esperienza sensoriale e qualitativa di questo livello, senza scadere nel racconto banale.
Si percorre la costiera e come al solito, da quelle parti, in quasi tutti gli alberghi e i ristoranti si accede attraverso un piccolo cancello, posto sulla strada, nel quale si entra a fatica e dal quale ti puoi aspettare tutto oppure niente; al di là però dell’angusto passaggio, si staglia in modo del tutto illogico, come una comparsa, il mare, in tutta la sua magnificenza, al tramonto con i colori rosa del sole che vi si tuffa.
L’effetto mozzafiato è tutt’uno con il contesto, gli arredi e il giardino pensile in bilico sul mare nel quale andremo a mangiare e dove sono sistemati i tavoli del ristorante Maxi Capo La Gala. Sembra di entrare in una bolla di sapone, in una dimensione in cui i sensori della mente sono attivati a mille in tutte le modalità percettive da quella visiva a quella gustativa, mentre si viene accompagnati da persone squisite come il giovanissimo chef, Danilo di Vuolo, persona affabile, gentile e disponibile a condividere la sua sconfinata passione per la cucina, tanto da accompagnarci dentro e farmela visitare.
Penso di non esagerare se dico di non aver mai visto una cucina di un ristorante tanto bella, piena di colore, con le ceramiche di Vietri; sembrava la cucina di una casa al mare, di una casa speciale certo. La sua filosofia è aderente a quella di Gente del Fud, qui solo prodotti locali campani, l’eccellenza della gastronomia italiana, ciò che la terra offre in quel momento in quella stagione, niente artefizi. Dall’antipasto ai dolci è stata una danza di colori e profumi inebrianti.
Il pane fatto in casa da loro ogni mattina, con la pasta madre del 1928. Anche qui Danilo ci ha deliziato con una storia che risale a tanti anni fa, e me ne ha fatto dono di un pezzo.
Un luogo incantato.