Comincio da qui:
un corso di cucina Thai, in Thailandia, con una chef thailandese e dulcis in fundo con la mia amica thai, ma italianissima Vatinee. Quanto mi piace questo nome. Mi sa di vacanza, di posti magici, di determinazione e gentilezza, grazia e armonia, come il suo popolo, come il suo luogo natio magico, come lei. Il garbo dentro le mani, negli occhi nei gesti. Quello che noi occidentali abbiamo sotterrato con una coltre di prepotenza e sopraffazione.
Comincio da qui:
sì perché non sono una travelblogger, ancora non sono certa di essere neanche una foodblogger, quindi non vi saprò dare indicazioni tecniche di questo viaggio strabiliante… ma solo emozioni.
perché per me un luogo si conosce subito attraverso il cibo, e qui ho trovato il mio cibo per eccellenza, lo street food che più street non si può. Il Pad Thai, con 80 centesimi di euro ti porti via la felicità. E ancora… comincio da qui:
Qui ho conosciuto grazie ad una persona speciale Andrea – Andrea in Thailandia questo il suo blog – il vero cibo thailandese, i luoghi che non trovereste mai dentro una guida, perchè non sono proprio segnalati; che si raggiungono attraversando la città caotica, umida caldissima di Bangkok. Dove vanno a mangiare solo i locali, niente turisti qui. In un bailamme di vicoli e scalinate entri in luoghi che mai potresti sognare di trovare. Che si raggiungono con una metropolitana futuristica. Dove si mettono in fila anche per entrarvi!
Andrea, una sera che camminavamo verso i suoi mitici localini mi ha chiesto cosa ti è piaciuto di Bangkok cosa ti è rimasto dentro. Quelle domande che come si fa a rispondere? è come se ti chiedessero perchè ami quella persona. Come lo spieghi. Ci sono mille motivi. Qui ho amato subito quello che tutti temono, il caldo l’umidità, l’afa, la confusione. Il motivo lo lascio spiegare ad una frase dello scrittore Ruggeri che vi lascio qui in fondo al post, perché io non ne sono capace.
- Lo stridore dell’antico e del moderno, della povertà assoluta e del lusso estremo;
- il cibo a portata di mano tutto il giorno;
- il tuk, i taxi impazziti nel traffico simili alle nostre apette;
- l’accessibilità a qualsiasi cosa con pochissimo denaro (il che non è sempre positivo)
- le donne giraffa che per scelta non voglio mostrare qui, ennesimo trofeo femminile di una cultura antica asservita al turismo moderno
- la signora di 70 anni della laundry che non sa parlare inglese e non ti capisce, mastica continuamente un’erba che le fa la bocca rossa; ti prende per mano sale sul tavolo per indicare l’orologio e fa scorrere le dita sul quadrante per dire che i miei vestiti saranno pronti il giorno seguente alle 8.00
- le spiagge che sogni una vita
- la gentilezza, il saluto con le mani giunte, una boccata d’aria fresca!
- gli affreschi nei templi
- i massaggi thai
- i profumi e anche gli odori forti
- il mercato
- e la ragazza birmana che lavora nella cucina del ristorante; lei non parla e non conta niente, ha due occhi spauriti davanti al mondo che la inghiotte.